Il difficile compito di educare i figli

Esiste l'educazione perfetta? E - soprattutto - il concetto di "educazione" è un concetto universalmente valido?

Quando sono diventata mamma - per cercare di fare meno danni possibili - ho letto molti libri sui bambini, su come dare loro input positivi. Ho trattenuto qualche informazione, ho rifiutato diverse standardizzazioni, ho fatto mie alcune modalità che mi sono parse adatte a mia figlia e a me.
Di comune accordo con mio marito abbiamo optato per pochi no, ma decisi e solidi. Su quello che non è davvero importante, lasciamo correre.

 

L'idea era buona, ma mi accorgo che non sempre riesco ad applicarla, e certe volte cedo per sfinimento (sento di non avere l'energia per impormi). Lo so, è un grosso errore. Ma davvero la mia bimba ha la stessa capacità di insistere di un martello pneumatico. E ci sono momenti in cui le mie energie sono pressoché nulle.

 

Comunque ciò che mi manda in tilt completo, e mi lascia un forte senso di smarrimento e insicurezza, sono i capricci "pesanti". Capita di rado, ma ogni tanto si arriva - di solito per stanchezza - ad un punto in cui non pare possibile trovare l'uscita. La rabbia di Matilde cresce, a volte sfocia in mani alzate contro di me. Fermarla è difficile. A volte ci provo con la dolcezza, cercando di farla ragionare; a volte con l'ironia, cercando di distoglierla dalla rabbia facendola ridere. A volte non funziona, e incappo nell'errore peggiore - almeno con la mia piccola - il muro contro muro; è come infilarsi in un vicolo cieco: lei è testarda e non cede. Io non posso fare passi indietro, a quel punto, sennò temo che lei percepisca la cosa come una debolezza, e non vorrei peggiorare le cose.

 

E quando mi trovo in queste situazioni penso sempre a quanto sia duro il lavoro dei genitori, e a come mai non ci diano il libretto delle istruzioni!
Il compito dell'educatore è così importante, e noi, che siamo le figure di riferimento primarie, siamo spesso le più disinformate su quali possano essere i meccanismi, le connessioni causa - effetto  nelle nostre azioni e in quelle dei nostri figli.

 

I più bravi si informano, cercano di capire e trovare strade. Altri si arrabattano. Molti agiscono secondo coscienza e buonsenso.

 

Credo molto che il nostro essere genitori rispecchi il nostro vissuto di figli.

 

E quindi mi chiedo: come trasmettere a mia figlia ciò che di positivo hanno trasmesso a me i miei genitori (serenità, sicurezza, rispetto per il prossimo e valori), ed evitarle magari altre difficoltà che io ho incontrato (penso - per esempio - alla scuola o all'indecisione sul futuro, all'incapacità di affrontare discussioni o di gestire certe situazioni)?

 

E sull'educazione ho un'altra questione in cui mi sento divisa: io sono cresciuta in un'epoca in cui la cultura genitoriale portava ad avere attenzione e rispetto per i figli, ma in cui le esigenze di mamma e papà erano comunque in primo piano (senza nuocere ai figli, ovviamente!).
Oggi ho l'impressione che la nostra società sia figliocentrica. I figli prima e sopra ogni cosa. Ed è corretto. Ma fino a che punto? Qual'è il limite fra le esigenze di mio figlio e le mie di genitore? Chi deve seguire chi?

 

Perché se io dovessi seguire sempre l'estro di mia figlia, vivremmo in casa guardando la tv! Ma ci sono anche cose in cui forse è corretto ascoltarla e seguire i suoi desideri (se non vuole andare alla festa di una sua amica, per esempio, non mi pare giusto costringerla).
Però, se io devo fare una commissione dopo la scuola (perché mentre lei è scuola io lavoro!), e lei non vuole andare a passeggio in città? Ha ragione lei, o devo portarmela a forza?

 

Si, è un post pieno di domande, senza certezze e risposte. Perché vivo il mio essere mamma proprio mettendomi in discussione quotidianamente. Chiaro che queste domande non mi immobilizzano, e vivo momento per momento, agendo secondo ciò che mi pare meglio. Ma nei momenti in cui mi fermo, medito spesso. Augurandomi che, nei miei dubbi, troverò il percorso meno dannoso per il bene di tutta la famiglia.