Essere (o non essere) genitori
/Come dico spesso alle mie amiche non mamme, sono convinta che si possa vivere felici senza figli (quando si tratta di una scelta consapevole). Perché è solo quando li hai che provi e capisci le emozioni forti che essere genitori può darti.
Un po’ come quando non hai mai mangiato la pastiera napoletana, e continui felice a mangiare strudel convinta che sia il dolce più buono del mondo. Lo è per quelle che sono le tue esperienze fino a quel momento.
Con i bimbi è uguale. Perché la vita te la sconvolgono, te la complicano, ma allo stesso tempo ti aprono una finestra su un mondo di emozioni che mai — prima di allora — avresti immaginato esistessero.
Essere mamma, per me, è questo. Un vortice di sensazioni che si susseguono a ritmo sincopato (nulla è lineare, quando si ha a che fare con un figlio!), cui tu — genitore — devi cercare di stare dietro, senza lasciarti travolgere.
E non è così facile. Chè, se ti fai sopraffare, sei finito: la tenerezza estrema ti rende un genitore troppo morbido e permissivo, la grande rigidità può allontanare i cuori (e le menti); barcamenarsi è molto più complicato di quanto possa sembrare.
Quando sei non-genitore hai le idee chiare sull’educazione dei figli degli altri, scindi con semplicità cosa sia giusto e cosa sbagliato, ti meravigli di certi atteggiamenti dei bambini, chiedendoti “ma i genitori non vedono i loro piccoli teppisti?”, sapendo che tu, che conosci bene i principi educativi più validi, li gestiresti con fermezza e coerenza.
Sappilo: tutte queste certezze saltano al primo vagito del tuo pargolo.
Anche i più solidi e convinti “io non sarò mai un genitori così”, cedono più o meno rapidamente a fronte di 3 ordini di cose:
L’ammmmoore, quello con un sacco di “M”, e le “O” a forma di cuore. Quello che, così forte, non avresti mai immaginato esistesse; quello che – siccome è tuo figlio – daresti un braccio senza pensarci un minuto, pur di vederlo felice e con un sorriso. Punto.
L’istinto di sopravvivenza: è il lato B dell'amore di cui sopra. E anche questo non è facile da immaginare prima di diventare genitore. Perché, non nascondiamolo, i bambini sanno portare mamma e papà a livelli di stress e nervosismo elevatissimi. Come i cartoni animati che, quando si arrabbiano, gli fumano le orecchie.
E lì può capitare che, dopo aver provato con le buone, poi arrabiandosi, poi nuovamente cercando un equilibrio, ti arrendi e lasci che il bimbo faccia un po’ quello che gli pare. Ciò che conta è che tu possa finire quello che stavi facendo.
Ma – soprattutto – che il pupo finisca di fare ciò che stava facendo lui: urlare, frignare, sbraitare, insistere.
L'incertezza. Questa è carogna: si insinua quando ti trovi ad affrontare situazioni nuove. E al primo figlio in particolare - ma si mormora che per ogni figlio sia come ripartire da zero - è tutto nuovo! Perché, appena pensi di aver compreso qualcosa… hoplà! Nuova fase di crescita/sviluppo/inizio scuola/ecc…, e tutto cambia! E tu, che eri riuscito a costruirti una piccola base di certezze, ti accorgi che altro non era che un castello di carta, che è imploso al primo spostamento d'aria.
Pare, ma non riuscire a maturare delle certezze, soprattutto dovendo essere noi quelli che “sanno” e che accompagnano i figli e li guidano, è molto dura (tanto più in questo momento storico, in cui di certezze ne abbiamo poche a priori).
Soprattutto perché, se una volta non ci si ponevano tante domande, oggi — forse — ce ne poniamo pure troppe, schiacciati fra chi crede nell’approccio naturalissimo e spontaneo, e chi insiste nel mantenere una sorta di rigidità di fondo. Quale sarà l’approccio migliore? Quale più corretto in prospettiva?
Io non ho risposte, e procedo per tentativi, affidandomi di volta in volta a ciò che mi suggerisce l’istinto in base alla situazione, all’umore mio e di mia figlia, a cosa è successo prima e cosa dovrebbe accadere dopo…qualche volta anche a qualche Santo, che mi mantenga i nervi saldi, la mente lucida e magari mi dia una spintarella miracolosa verso la “mossa” più corretta!
Qualsiasi aiuto, quando si è genitori, è sempre ben accetto!