racconto 2

“Dovremmo fare più spesso serate così!” disse Lina abbracciandosi le gambe rannicchiata sulla sedia della cucina, mentre beveva l’ultimo sorso del suo vino.

“Adelì, Luca dovrebbe fare più viaggi, ma così tu impazziresti a gestire i gemelli da sola” rispose Sandra alzandosi dallo sgabello sul terrazzino, spegnendo la sigaretta.

Lina fissò il soffitto meditando. Un ricciolo nero che si era appena scostata dagli occhi ricadde, tornando al posto in cui si trovava prima: “mi conosci meglio di quanto non mi conosca io stessa. A volte mi fai paura!”

“Io mi limito a dirti quello che vedo nella tua anima, senza le mille storie che tu ci costruisci sopra.”

I piedi per terra erano uno dei tratti che differenziavano profondamente le due donne, ma su cui era altrettanto profondamente basata la loro lunga amicizia: una era un’ancora grigia, affidabile e concreta, l’altra un palloncino rosso che giocava con il vento. Ma da 20 anni un nodo indissolubile le teneva legate permettendo a entrambe qualche vitale escursione nel mondo dell’altra.

Lina, come ogni sera, preparò meticolosamente la tavola per la colazione del giorno dopo: la tazza verde e quella gialla, i tovaglioli sui piattini piegati in maniera ordinata con gli angoli a sinistra, il cucchiaino a destra. Tre fette biscottate per Roby, quattro biscotti per Leo. La marmellata di fragole, il bricco per il latte. Ogni cosa aveva il suo posto preciso, ogni giorno uguale.

 

Mentre si stavano accomodando sul divano per godersi, per l’ennesima volta, la chiusura della seconda serie di “Sex and the city” - la quinta puntata della loro maratona di quella sera - Sandra, con lo sguardo fisso allo schermo ancora spento, di punto in bianco disse: “Mi sono innamorata”.

Lina rimase con il pollice alzato sul pulsante di Netflix, come se il tempo si fosse fermato. “Innamorata” – pensò. Sapeva che Sandra non avrebbe parlato con leggerezza di questo argomento, quindi la scelta di una parola così precisa aveva un significato importante.

Per un momento la memoria le tornò a 12 anni prima. Ripensò allo shock e al dolore sui loro  volti pietrificati, ricordò le lacrime silenziose che ancora adesso, in certe giornate, inumidivano i loro occhi.

“Innamorata”.

Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, o almeno reagire, ma in realtà non era sicura di capire i propri sentimenti.

Quel che era successo a Roberto aveva fatto precipitare ad un livello zero la vita di Sandra, che aveva portato per anni un lutto interiore, un’aura scura quasi tangibile a chi le stava intorno. Un macigno che l’aveva trasformata nella donna concreta che era, con priorità ben precise: un lavoro per mantenere i figli e se stessa.

Con grande pazienza e calma era riuscita a superare i momenti di dolore più forti, lo sconforto e la paura. E Lina era sempre stata al suo fianco, anche nei momenti più bui, aiutandola come poteva. La loro amicizia, già solida, si era rafforzata e anche Luca aveva compreso e accolto il rapporto di profonda simbiosi che esisteva fra le due.

“Innamorata”, pensò ancora una volta Lina. “Chissà da quanto lo conosce, da quanto si frequentano. E lui chi sarà?” Non le aveva mai detto nulla, né un accenno, né un comportamento strano.

Si rese conto che Sandra era ancora seduta immobile lì accanto, in attesa di una sua reazione.*

Lina si girò verso di lei, e sentì un piacevole calore pervaderle l’anima. Un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra, tenero e protettivo. Per una volta toccava a lei essere quella saggia e indicare una direzione, anche se lo avrebbe fatto a modo suo, con la leggerezza di un soffio di vento.

“Sandrina, Roberto sta sorridendo. Lo sento dentro”.

In realtà Lina non sapeva come avrebbe davvero reagito suo fratello a questa notizia: era sempre stato un imprevedibile egocentrico e un adorabile egoista.

Sapeva però che lui non c’era più, mentre Sandra era seduta accanto a lei sul divano, e sapeva che le voleva infinitamente bene, e desiderava che fosse felice.

Sandra si girò, e stava per aprire bocca, ma non era quello il momento di dirsi nulla: Lina le prese la mano e la strinse intensamente. Poi versò a entrambe un altro bicchiere di rosso, per mandare giù quel nodo che stava prepotentemente salendo in gola.

“Avremo tempo di parlare – sussurrò - Ora guardiamo la puntata! E poi ti mando via e vado a dormire, sennò domattina la sveglia alle cinque e mezza chi la sente?”.



*Nuovo finale – 1

Stava per dire qualcosa, quando Sandra riprese: “Ci conosciamo da sei mesi. E, dopo tuo fratello, lui è il primo uomo che è riuscito a farmi sentire di nuovo viva. Non sapevo come dirtelo, non volevo riaccendere il tuo dolore.

È paziente, gentile, quasi uno d’altri tempi, e mi fa tanto ridere. E…”

Lina alzò una mano per fermare quella valanga di parole. Conosceva Sandra: parlava per coprire il suo senso di disagio e la paura.

Mentre il suo cuore pulsava a una velocità quadrupla, disse: ”magari non è facile per me, ma è giusto per te”. Così dicendo si alzò di scatto dal divano e si diresse verso il corridoio. Sandra la seguì preoccupata con lo sguardo, ma Lina rientrò subito in salotto con due bicchieri di rosso. “Era ora!” aggiunse con un sorriso un po’ tirato.

Certo: non riusciva ancora a credere fosse vero, e certo le ci sarebbe voluto del tempo per metabolizzare la notizia. Ma le sue parole erano sincere.

 

Nuovo finale – 2

“Chi è?” chiese, alla fine, a mezza voce. E come è entrato nella tua vita?”. Voleva essere garbatamente curiosa, ma si accorse che le domande avevano assunto un tono inquisitorio mentre le stavano uscendo di bocca.

Sandra abbassò lo sguardo; pareva volesse farsi piccola piccola, e la smorfia sul suo viso dichiarava apertamente che si era pentita di aver parlato.

“Si chiama Martino. L’ho conosciuto al circolo. Ha 50 anni e lavora in Comune”. Aveva parlato misurando le parole, misurando l’enfasi, misurando le informazioni, mentre Lina la ascoltava in silenzio, rosicchiandosi le unghie.

La verità era che non si sentiva pronta a condividere Sandra con qualcuno. Sandra era il suo punto fermo prima che arrivassero i gemelli, e ancora prima che Luca entrasse nella sua vita. Era quel che restava della sua famiglia. Sincera, leale, sempre con lei e per lei. Ora – si disse Lina - sarebbe rimasta sola. Era gelosa e impaurita. Iniziò a respirare un po’ a fatica, e cercò il bicchiere di vino che si era versata poco prima in cucina. Aveva bisogno di tempo per metabolizzare, cercare una via di scampo per trattenerla accanto a se.

Quei pensieri la facevano sentire una brutta persona. Nonostante la facesse sentire anche peggio, decise di lasciare credere a Sandra che dietro la sua reazione ci fossero i fatti di 12 anni prima: suo fratello morto, i sensi di colpa, la vita persa. E non quella vissuta insieme da quel momento in poi che, era quasi certa, si sarebbe ora infranta.

 

Nuovo finale – 3

Vederla così, lei solitamente così solida e sicura, ritrarsi in un angolo rannicchiata come un animale impaurito pronto alla fuga, le fece venire voglia di ridere.

“Chi è questo testardo temerario?” chiese, guardandola negli occhi. Sandra era giovane quando Roberto era morto, ma non aveva mai più considerato l’idea di rifarsi una vita con qualcun altro. Prima perché i bambini erano troppo piccoli, poi perché aveva trovato un suo equilibrio da sola, poi perché quelli che le venivano presentati erano troppo giovani o troppo vecchi, troppo tonti, troppo arroganti, troppo noiosi, troppo egocentrici, troppo timidi, sempre troppo – ovviamente in senso negativo.

“Facciamo la spesa da anni nello stesso supermercato, il sabato mattina. Lo vedevo sempre con la moglie, ma un paio di anni fa ha iniziato a venire da solo. E un giorno – un annetto fa – mi ha detto “buongiorno” con un sorriso disarmante. Poi abbiamo scambiato qualche parola di convenienza davanti alle confezioni natalizie della Ferrero, un sorriso alla cassa, qualche caffè all’angolo delle macchinette vicino al parcheggio… da cosa nasce cosa”.

“Ci vuole un altro bicchiere di vino” disse Lina, alzandosi per andare a cercare in dispensa una bottiglia che conservava per un occasione speciale.

“Vieni in cucina, e offrimi una sigaretta! – aggiunse – ora non ti lascio andare finchè non mi avrai raccontato tutti i dettagli! Domattina maledirò la sveglia. ma ci penserò quando suona.”