All'ospedale Santa Chiara è arrivata la Pet Therapy

Ci sono voluti 2 anni, ma finalmente, dallo scorso mercoledì, anche all'ospedale Santa Chiara di Trento si pratica la pet therapy.

 

Nata grazie all'intuizione del neuropsichiatra infantile Boris Levinson intorno al 1960, la pet therapy trova applicazione in diversi campi: dal benessere all'educazione, fino alla terapia. In quest'ultimo caso l'attività avviene attraverso un progetto d'equipe che include medico, fisioterapista, psicologo, neuro psicologo, veterinario e conduttore dell'animale.

  

Si tratta ormai di una pratica largamente riconosciuta, e applicata in numerosi ospedali italiani (ospedale pediatrico Mayer di Firenze in primis, dove è presente da circa 15 anni, ma anche Padova, Bologna, ecc), che permette di creare un rapporto importante fra l'utente e l'animale coinvolto.

 

Da mercoledì, dunque, anche l'ospedale di Trento ha adottato questo approccio di terapia dolce, che affianca le cure classiche.

 

Katia Bertoldi, presidente dell'Onlus Zampa Amica, l'associazione che opererà in corsia con i suoi animali, ci racconta "ho presentato il progetto alla dott.ssa Di Palma (direttrice del reparto di pediatria) un paio d'anni fa, e lei si è subito attivata con entusiasmo per concretizzare la collaborazione."

I tempi si sono però allungati innanzitutto a causa degli spazi poco adeguati del Day hospital pediatrico - dove si era deciso di attivare il servizio. Il problema è stato recentemente superato grazie al trasferimento del Day hospital pediatrico in una diversa area dell'ospedale.

 

"La dott.ssa Di Palma ha a quel punto fatto richiesta alla dirigenza generale del Santa Chiara, - continua la sig.ra Bertoldi - presentando loro una ricerca approfondita sulle metodologie utilizzate nella pet therapy e sulle strutture ospedaliere che già la utilizzano a livello nazionale."

 

E, finalmente, il 6 agosto Zampa Amica ha fatto le prime sedute di pet therapy presso il Day hospital pediatrico di Trento. Il servizio, attivo una volta in settimana - il mercoledì fra le 10 e le 11 - tratta pazienti con diverse patologie, alcuni presenti solo per un giorno, altri ricoverati con maggiore frequenza per cure continuative.

 

"Trattandosi di una struttura ospedaliera, le regole da rispettare sono numerose. Gli animali accederanno solo con i trasportino (onde evitare il passaggio in corsia), e fra uno e l'altro paziente verranno "disinfettati" con la clorexidina."

 

Il primo approccio è avvenuto con un porcellino d'India a pelo lungo e riccio: i piccoli ricoverati hanno apprezzato molto la scelta. "Siamo partiti con animali di piccola taglia: dopo i porcellini d'India, mercoledì prossimo, sarà la volta di uno Shih Tzu." Anche i genitori dei bambini hanno dimostrato interesse per l'iniziativa, che ha permesso di condividere e parlare di un'esperienza diversa, distraendo per qualche momento piccini e grandi dal contesto ospedaliero in cui si trovavano.

 

E pure il personale infermieristico si è lasciato coinvolgere dalla presenza dei piccoli animaletti; "Il contesto di equipe in cui si lavora è fondamentale, ed è comunque il medico che decide con quali bambini lavorare, in base alle problematiche ed alle patologie che presentano." Continuala presidente dell'associazione.

 

L'esperienza - al momento - è confermata fino alla fine dell'anno. Ma ci sono i presupposti per una collaborazione più lunga, magari estesa ad altri reparti pediatrici. Perché la pet therapy si presta a diversi scopi: dalla fisioterapia, in cui lavorare con un animale da accudire o da portare a spasso induce a fare con più piacere degli esercizi utili alla riabilitazione, all'autismo. È infatti provato che il contatto con gli animali favorisca l'apertura di nuovi canali di comunicazione anche nei casi più severi di questa patologia.